Caffèorchidea è un luogo, innanzitutto.
E a quel luogo ha dato vita – e anima – Antonio Tabucchi, in uno dei romanzi più belli della fine del ‘900. È in questo caffè che si ritira Pereira. È qui che gusta la sua solita limonata ghiacciata, per fronteggiare l’afa di un agosto insopportabile. Tutt’intorno, a Lisbona e nel Portogallo, il regime di Salazar imperversa.
La nostra casa editrice
deve il proprio nome a quel caffè.
Ci sono posti e immagini, nella storia della letteratura, che più di altri restano nella mente del lettore. Stanno lì, come camere chiuse a chiave, che a volte si riaprono. Se dovessimo pensare ad un villaggio, tra i numerosi villaggi della letteratura, penseremmo a Macondo di Cent’anni di solitudine. Se dovessimo pensare ad un salotto, invece, penseremmo a quello di casa Ardengo, dove si svolgono le vicende de Gli indifferenti di Moravia. Una strada? Ci torna in mente quella di Kerouac, negli Stati Uniti o il Vicolo del mortaio di Naghib Mafuz, in Egitto.
Se, quando dovevamo pensare al nome della nostra casa editrice, ci è venuto in mente quel caffè di Lisbona, un motivo ci sarà pure! E vi diremo che ce ne sono tre. Di motivi.
1 Il caffè è un pretesto per creare momenti di incontro. Noi pensiamo che il libro abbia la stessa funzione: mettere in contatto persone, agevolare scambi di conoscenze. Proprio come fa il cameriere del Caffè Orchidea, che parlando sottovoce a Pereira lo aggiorna sulla situazione politica di Lisbona.
2 Il caffè è anche una finestra privilegiata, dal quale è possibile osservare il mondo stando semplicemente seduti ad un tavolo, o fra le persone al banco. Noi, con le nostre iniziative e con i libri che pubblicheremo vogliamo fare anche questo. Osservare il mondo. Mettere a disposizione dei lettori elementi per studiarlo con nuovi linguaggi e metodi.
3 Il Caffè Orchidea è un bar che si oppone al regime di Salazar. E questo ci piace, perché vogliamo essere una casa editrice attiva, militante nel campo culturale e sociale. Che oltre ad interpretare la società, vuole provare a cambiarla.
[E per quest’ultimo proposito non ci stancheremo mai di citare l’undicesima tesi di Marx su Feuerbach: I filosofi hanno, fino a questo momento, solo interpretato diversamente il mondo; ora si tratta di cambiarlo ]