Giorno 3. Joyce scriveva in piedi
24/09/2015 blog

A Trieste c’è un tram che s’arrampica fin su a Opicina. Non è un tram qualunque: uno dei più antichi d’Europa, ancora funziona così come quando fu inaugurato, nel 1902. È stata la nostra prima tappa, stamattina. Seconda: la pasticceria Pirona. Qui la signora dietro al bancone ci ha raccontato la storia, quella vera, di Joyce. Il locale è rimasto così com’era ai tempi in cui lo frequentava lo scrittore irlandese: niente tavoli, niente musiche – nemmeno un’idea vagamente somigliante al concetto di caffè letterario. Solo un bancone da pasticceria che fa angolo. È qui che Joyce veniva tutti i giorni, incontrando gli amici – lo stesso Pirona fondatore della pasticceria ed un farmacista. Bevevano vino, Joyce non amava i dolci. Ed è qui, sul bancone di questa pasticceria, all’estremo dell’angolo destro, che Joyce ha scritto le prime pagine dell’Ulisse. In piedi.

Questa storia degli scrittori che scrivono in piedi l’ho sentita spesso. L’ultima volta mi è capitato di leggerlo in merito a Philip Roth. Ma pensare a Joyce, lì, in piedi, a scrivere l’Ulisse, a saltare splendidamente virgole e punti, a cominciare una delle ultime opere-mondo della letteratura universale, mi dà un po’ le vertigini.
Penso che in onore di questa scoperta, oggi dovrei scrivere questo post in piedi. Forse mi viene meglio. Il problema è che ho da poco finito la seconda pinta di birra slovena, mi gira la testa, e al massimo – da questo proposito – ci guadagnerei una slogatura alle caviglie e nessun miglioramento alla scrittura.

L’ultima cosa vista a Trieste, nel tardo pomeriggio, è stato il castello di Miramare. La decisione l’abbiamo presa durante il pranzo in un tipico buffet triestino: con Alessia pensavamo se andare o no fin fuori la città per visitare il castello. La risposta l’abbiamo avuta dopo aver letto i commenti su TripAdvisor: posto da favola…Favoloso…Sembra di vivere in una favola. Insomma sembrava che il sito fosse stato il punto d’incontro per un flash mob disneyano. C’erano tutte le premesse giuste per non andarci, dunque ci siamo andati.
È stato durante questa visita che mi sono innamorato di due persone e una città: l’arciduca Massimiliano d’Asburgo e il pittore Ippolito Caffi. Il primo, residente del castello, appassionato di viaggi, teneva un diario con appunti e note dei suoi spostamenti fra Europa, Asia ed Americhe. Un diario che sarei curiosissimo di leggere. Il secondo: un pittore paesaggista, sempre in viaggio, che sulle sue tele ha fermato l’Europa dell’Ottocento.
Infine la città, ovviamente, è Trieste. Da Miramare è possibile osservarla fra le finestre del castello, O fra i giardini, nello spazio che si riesce a rubare fra le fitta vegetazione. Ho pensato che la vera natura di questa città la si può cogliere solo da fuori: Trieste mostra il suo fianco, mai il suo volto. Anche quando passeggiavamo per le sue strade, lungo i marciapiedi, fra le piazze, sembrava sempre di essere “quasi” al centro, “quasi” in periferia. La ferita della guerre, il peso della frontiera, il segno della malinconia, Trieste li mostra tutti. Non può nasconderli. È l’insieme di tutto ciò che fa di Trieste un posto unico al mondo.

Ora siamo in Slovenia. A Lubiana. Siamo appena rientrati in ostello dopo un veloce giro della città. Ci piace e già pregustiamo le visite di domani. Appena siamo entrati nell’ostello ho letto una frase, su un foglio: Non sono mai stato ovunque, ma è sulla mia lista. Sarebbe il caso di chiuderlo con tanti punti e virgola, questo post. Viaggiare è un po’ come togliere i punti. Che è anche un po’ quello che faceva Joyce, in piedi, in quella benedetta pasticceria;

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Comment da Virginia - 29 settembre 2015 alle 14:33

Bellissimo questo viaggio, tappe culturali importanti, quella di Trieste mi fa tornare alla mente il Caffé S. Marco, storico e splendido locale della città, dove, mi dissero, s’incontravano Svevo e Joyce. Sempre immersi in dispute di carattere letterario, ma tanto amici. L’ho saputo qualche anno fa per caso, mi ero recata a Trieste per assistere alla Cerimonia di Premiazione di un Concorso letterario nel quale mi era stato assegnato un bel premio, la serata si svolse proprio al Caffé S. Marco, e quando seppi che era meta fissa dei due grandi esponenti della cultura europea, mi emozionai. Trieste è città di frontiera, ma io non ho avvertito questo clima quando l’ho visitata. E’ comunque bellissima.