di Giuseppe Avigliano
L’affaire Mondazzoli, in attesa del verdetto dell’Antitrust, vige sul mondo dell’editoria italiana come l’ombra del ciclope sull’isola in cui si imbatte Ulisse. Il nome con cui è stata ribattezzata la nascita del più grande gruppo editoriale italiano – e fra i più grandi nel mondo – suona male: ha tutti i tratti, almeno a livello fonetico, del mostruoso che è proprio del ciclope, aggiunto, però, a una suggestione – che è tutta italiana – di caricaturale e tipicamente fantozziano.
Fatto sta che col gigante burlesco – chiamiamolo così, per il momento – bisogna pur farci i conti e ad oggi, ancora prima della sua nascita ufficiale, le conseguenze cominciano a materializzarsi.
Archinto e Adelphi si sono sottratte ai giochi per prime. Senza troppi trambusti, fin dall’inizio, Rossellina Archinto e Roberto Calasso hanno traslato la propria casa editrice dal gruppone editoriale all’area degli editori indipendenti.
Tutt’altra vicenda quella di Bompiani. A nulla son serviti trambusti, appelli e manifestazioni: tanto tuonò che alla fine non piovve, insomma. Di fatti l’editore è rientrato nelle contrattazioni, con tutto il suo stuolo di intellettuali fracassoni e dirigenti impegnati, salvo poi tornare alla ribalta con gli annunci di questi giorni.
La nave di Teseo è la nuova casa editrice che, fondamentalmente, riceve la staffetta da Bompiani per avventurarsi nel mondo dell’editoria indipendente. Che poi ci sarebbe da fare tutta una riflessione su questo termine, appunto: indipendente, che tanto va di moda nell’editoria e che il più delle volte risulta una mera operazione pubblicitaria, alla stregua delle bottiglie d’olio che si vendono sugli scaffali dei supermercati declamando sulle proprie etichette un’extraverginità nella quale solo consumatori devoti al mistero della fede crederebbero.
L’indipendenza dal padrone, oggi, esiste. Che si chiami Berlusconi o Mauri o Murdoch poco conta, l’unico mantra, in un ambiente saturo e declinante quale è quello dell’editoria, sono le quattromila copie da vendere. Punto.
L’indipendenza da ottenere – e qui sarebbe da farci una vera battaglia con appelli e controbatteria – è sulla distribuzione. Le prime notizie che fuoriescono dalla nascita della nuova casa editrice La nave di Teseo è che sarà distribuita dal colosso Messaggerie. Sì, proprio lui: il responsabile numero uno dei gravosi costi che incidono su editori e librai al punto da costringere i primi – quelli più piccoli, almeno – ad abbandonare la grande distribuzione e i secondi – quelli più autonomi – ad abbassare le serrande.
Non ci sarà un rinnovamento nel panorama editoriale fino a quando non cambierà la politica della grande distribuzione. Alcuni piccoli editori e librai – veramente indipendenti – stanno già lavorandoci, con immensi sforzi.
La nave di Teseo, invece, è solo un modo di cambiare, senza cambiare niente. È la semplificazione più banale, l’interpretazione più vile, del paradosso di Hobbes. L’indipendenza è altrove.