Appunti per un novecento: “Attraversare” D’Annunzio
17/04/2015 blog

L’Italia di quegli anni

Siamo soliti ricordare i primi anni del secolo con l’espressione “età giolittiana”. Di fatti, Giovanni Giolitti fu primo ministro ininterrottamente dal 1903 al 1914.

È un periodo particolarmente contraddittorio dal punto di vista politico. Tuttavia, sul piano sociale, l’analfabetismo diminuisce e lo strato di intellettuali piccolo-borghesi si amplia. Questi ultimi sono soprattutto insegnanti della scuola pubblica e dipendenti statali. Si tratta di un pubblico nuovo e sensibile alla letteratura di consumo e ai grandi modelli poetici.  

Prima del ponte. Il simbolismo francese.

Il risorgimento ha fatto dell’Italia un’unica nazione. Carducci incarna alla perfezione l’idea di poesia di questo periodo. Tuttavia, ciò che più influenzerà la letteratura del secolo successivo avviene in Francia, con il simbolismo. In particolare con l’esperienza di Baudelaire, Mallarmè e Rimbaud.

Sotto il ponte. D’Annunzio.

D’Annunzio esporta l’esperienza simbolista in Italia e i poeti italiani conoscono i simbolisti soprattutto grazie a D’Annunzio – almeno fino al 1911, anno in cui Soffici pubblica una coraggiosa monografia su Rimbaud.

La poesia simbolista ha influenzato ininterrottamente il novecento italiano. Di conseguenza l’ombra di D’Annunzio avrebbe rischiato di marchiare l’intera esperienza poetica del secolo, se non si fosse compiuto, fin da subito, un passo necessario: l’attraversamento di D’Annunzio.

Fu Eugenio Montale a coniare questa felice espressione, parlando a proposito di Gozzano. Riportiamo integralmente i pochi righi che ben dimostrano il concetto di attraversamento:

<…naturalmente dannunziano, ancor più naturalmente disgustato dal dannunzianesimo, egli fu il primo dei poeti del Novecento che riuscisse (com’era necessario e come probabilmente lo fu anche dopo di lui) ad attraversare D’Annunzio per approdare ad un territorio suo.>>

Sotto il ponte. Pascoli.

Detestando D’Annunzio, il novecento avrebbe dovuto amare Pascoli. Così non è stato.

Pascoli, come D’Annunzio, è quasi totalmente immerso nella cultura ottocentesca e per alcuni versi è legato ancora alla parte peggiore di esso, il nazionalismo e l’imperialismo.

I poeti del novecento, inoltre, ripudiano l’emozione profonda che opera, come elemento essenziale, nella produzione pascoliana. Essi sono impegnati a desacralizzare lo stato emozionale, essendo aperti invece all’ironia e, in ogni caso, ad un abbassamento del pathos.

Dall’altra parte del ponte.

Attraversati D’Annunzio e Pascoli, dall’altra parte del ponte c’è il Novecento, che comincia con un atto di insubordinazione: l’avanguardia di Lucini, Govoni e Palazzeschi.

Siamo già agli anni dieci. L’inizio del secolo poetico sembra coincidere con quello segnato da Hobsbwan, ne “Il secolo breve”. Non è un caso. La storia e la letteratura, sempre, inevitabilmente, sono legate fra loro.  

Facebooktwittergoogle_plusmail



« »