di Alessia Andreozzi
In questo e nei prossimi articoli mi propongo di parlare di attualità, diritto e letteratura. Se attualità e letteratura intrattengono un dialogo costante, da sempre, lo stesso non può dirsi per il diritto – che, certo, accompagna le vicende di attualità, ma non capita spesso di vederlo affiancato al mondo letterario.
A volte parlerò di temi attuali seguendo i binari paralleli della letteratura e del diritto. Altre volte, invece, lascerò che le due cose si uniscano nello stesso discorso. Questa volta parliamo di ecologia.
Partiamo da un fatto abbastanza recente
La sera di Martedì 19 Maggio, il Senato ha approvato definitivamente il disegno di legge sui delitti contro l’ambiente. Cinque sono i nuovi reati inseriti nel codice penale italiano, al titolo VI bis intitolato «Dei delitti contro l’ambiente »:
Queste fattispecie non sono più considerate contravvenzioni, ma reati per i quali sono stati allungati i termini di prescrizione e inasprite le pene, che potranno arrivare fino a venti anni di reclusione.
Piccole conquiste “italiane” verso una sensibilizzazione ecologista
Nel Gennaio del 2014, inoltre, si è finalmente chiusa una procedura di infrazione che l’Unione Europea aveva aperto nel 2007 a carico dell’Italia, rea di non essersi conformata alla normativa comunitaria dettata dalla direttiva n.35 del 2004. Di tale direttiva l’Italia aveva recepito solo la definizione di «danno ambientale» come «qualsiasi mutamento negativo degli habitat, delle acque e della terra».
Solo nel 2013 con la legge comunitaria 97 l’Italia è riuscita a conformarsi alla direttiva, introducendo l’articolo 298 BIS, con il quale è stata fatta una differenziazione tra attività pericolose e non, prevedendo un regime di responsabilità oggettiva per le attività pericolose e un regime di tipo colposo per tutte le altre.
Il percorso italiano verso un’eco-giustizia si è definito nel corso di lunghi decenni, a piccoli passi. Tornando indietro – ma proprio tanto – fino all’origine, scopriamo che il testo della Costituzione, nella sua stesura originaria del 1948, e prima della riforma del 2001, manca di qualsiasi riferimento all’ambiente.
Nel 1979, tuttavia, la Corte di Cassazione ha interpretato in maniera estensiva l’art. 32 della Costituzione, definendo il diritto alla salute anche come diritto ad un ambiente salubre.
C’è una forte componente politica, letteraria e giuridica che vede nella Costituzione la madre di tutti i diritti, dalla quale è possibile dirimere tutte le questioni, anche quelle non esplicitate – come nel caso del diritto a un ambiente salubre.
Il mio invito, oggi, è quello di ricercare la fonte di questi e altri diritti, per i quali ci stiamo battendo oggi e per i quali ci batteremo domani (penso alle unioni civili, al diritto all’eutanasia, etc.) sempre e comunque nella Costituzione stessa. Condivido le parole di un grande intellettuale, Edoardo Sanguineti, che da uomo di letteratura e politico ha sempre sostenuto la necessità di riformare il diritto tornando ad applicare i principi della Costituzione.
C’è spazio per l’ecologia nella Letteratura?
Sì, e molto. Gli scrittori hanno certamente contribuito alla formazione di una sensibilità ecologista. Anche se non esiste una parte di letteratura che possa essere catalogata quale puramente «ecologista», esiste tuttavia una branca di studi denominata Ecocriticism (o «ecologia letteraria»). La domanda principale che tale branca di studi si pone è: in che modo Letteratura ed Ecologia comunicano fra loro?
La prima letteratura ecologista risale all’epoca romantica, con Shiller, Byron e Rousseau. Essi sono i primi a confrontare la verginità dei paesaggi naturali con quelli segnati dalla modernità e a preferire, di gran lunga, i primi.
La letteratura americana è particolarmente attenta a tale tematica. Basti ricordare Foglie d’erba di Walt Witman e Walden di Henry D. Thoreau, fino ad arrivare ai contemporanei Underworld di Don DeLillo – con la secolare questione dello smaltimento dei rifiuti radioattivi – ed il post apocalittico La strada di Cormac McCarthy.
Per la letteratura italiana basti citare Italo Calvino e la città (invisibile) di Leonia alle prese con un mondo di immondizia e Pier Paolo Pasolini, attento studioso delle trasformazioni dell’ambiente.
La lentezza è comunque utile
Una politica ecologista è ancora tutta da costruire nella cultura delle persone. Essa si scontra con il nostro stesso stile di vita, volto a consumare sfrenatamente tutte le risorse disponibili. La regolamentazione giuridica dei reati ambientali e il sussurro lento della letteratura favoriscono senz’altro una più attenta sensibilità ecologista. Ma mai come in questo caso, si tratta di fare presto.
Che i tempi della letteratura e del diritto non coincidano coi tempi dell’urgenza ambientale è chiaro. Tuttavia i segnali che arrivano dall’ultima legiferazione su questo tema e l’interesse mostrato dalla letteratura italiana negli ultimi anni (si segnala L’energia del vuoto di Bruno Arpaia) aiutano a decifrare meglio l’importanza della questione. E anche questo conta molto.